Come gli astrociti stabilizzano una memoria
DIANE RICHMOND
NOTE E
NOTIZIE - Anno XXII – 18 ottobre 2025.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Le basi neurobiologiche
della memoria costituiscono uno dei maggiori campi di indagine della ricerca
neuroscientifica, in quanto i meccanismi molecolari, cellulari e dei sistemi
neuronici necessari alla conservazione e al riutilizzo delle tracce generate
dall’esperienza formano un livello di modulazione delle memorie della specie
che interessa ogni aspetto del comportamento. La massima parte – e in passato
la totalità – di questi studi, dai meccanismi molecolari scoperti in Aplysia
californica dal Premio Nobel Eric Kandel a quelli prionici della memoria,
ha riguardato i neuroni, e ancora nessun manuale didattico di neurofisiologia
dedica capitoli al ruolo della glia, e in particolare dell’astroglia, nella
memoria.
Ken-ichi Dewa e numerosi colleghi coordinati da Jun
Nagai, prendendo le mosse da un fatto noto e difficile da indagare, ossia che
il richiamo di una memoria temporaneamente la destabilizza per cui è necessaria
una stabilizzazione, hanno allestito una sperimentazione per individuare il
processo che stabilizza memorie necessarie alla sopravvivenza. Il risultato
mostra un importante ruolo di specifici insiemi di astrociti.
(Dewa K. et
al., The astrocytic ensemble acts as a multiday trace to stabilize memory. Nature – Epub ahead
of print doi: 10.1038/s41586-025-09619-2, 2025).
La
provenienza degli autori è
la seguente: Laboratory for Glia-Neuron Circuit
Dynamics, RIKEN Center for Brain Science, Wako (Giappone);
Department of Life Science and Medical Bioscience, Graduate School of Advanced
Science and Engineering, TWIns, Waseda
University, Tokyo (Giappone); Division of Molecular
Neuroimmunology, Medical Institute of Bioregulation, Kyushu University, Fukuoka
(Giappone);
Division of Allergy and Immunology, Medical
Institute of Bioregulation, Kyushu University, Fukuoka (Giappone);
Systems Neuropharmacology, Research Institute of Environmental Medicine, Nagoya
University, Nagoya (Giappone); Laboratory of
Molecular Neuropharmacology, Graduate School of Pharamceutical
Sciences, Osaka University, Suita (Giappone); Japan
Science and Technology Agency (JST), Fusion Oriented REsearch
for disruptive Science and Technology (FOREST), Kawaguchi (Giappone);
Brain Image Analysis Unit, RIKEN Center for Brain Science, Wako (Giappone); Department of Informatics, Faculty of
Informatics, Matsuyama University, Ehime (Giappone); Division
of Brain Sciences, Institute for Advanced Medical Research, Keio University
School of Medicine, Tokyo (Giappone); Department of
Optical Neural and Molecular Physiology, Graduate School of Biostudies, Kyoto
University, Kyoto (Giappone); Center for Living
Systems Information Science, Graduate School of Biostudies, Kyoto University,
Kyoto (Giappone); Isotope Science Center, The
University of Tokyo, Tokyo (Giappone); Department of
Cardiovascular Medicine, The University of Tokyo Hospital, Tokyo (Giappone).
Il meccanismo necessario a stabilizzare memorie di
esperienze critiche per la sopravvivenza, caratterizzate in genere dall’essere
emotivamente salienti e ripetute, fino ad oggi non è stato chiarito.
Ken-ichi Dewa e colleghi hanno identificato un insieme
astrocitico, che è trascrizionalmente impresso da un’esperienza emozionale
e funzionalmente innescato dall’esperienza ripetuta per stabilizzare una
memoria labile. Usando un nuovo metodo di imaging e di Fos
tagging esteso a tutto il cervello, i ricercatori hanno trovato che insiemi
di astrociti Fos erano preferenzialmente reclutati in regioni con engrammi
neuronici ed erano più diffusi durante la rievocazione della paura che
durante il condizionamento. La valutazione ha consentito di stabilire il
meccanismo di induzione dell’insieme astrocitario, che implica due passi:
1) un’esperienza iniziale di
paura che induce cambiamenti lenti di stato degli astrociti,
della durata di giorni, con un’accresciuta espressione di recettori della
noradrenalina;
2) accentuate risposte noradrenergiche
durante il richiamo (rievocazione della memoria), un’esperienza
ripetuta che consente agli astrociti di integrare segnali coincidenti,
provenienti da engrammi locali, e proiezioni noradrenergiche a lungo
raggio, che inducono cambiamenti secondari dello stato degli astrociti, inclusa
l’iper-espressione di Fos e della molecola neuromodulatoria IGFBP2.
Il cimento sperimentale di
perturbazioni farmacologiche e genetiche della segnalazione degli insiemi
astrocitari ha mostrato che modulava gli engrammi, la stabilità di
memoria e la sua precisione. Dunque, l’insieme astrocitario agisce
come una traccia perdurante nei giorni in un sotto-insieme di cellule
astrogliali dopo un’attività neurale dipendente dall’esperienza, e tale insieme
è adatto a catturare future esperienze ripetute per la stabilizzazione di
memorie.
L’autrice della nota ringrazia
la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle
recensioni di
argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito
(utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Diane Richmond
BM&L-18 ottobre 2025
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